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aprile 1983, è il giorno della prima finale scudetto. Giornata
entusiasmante. Solo nella mattinata il Banco ha venduto spazi
pubblicitari per 10 milioni. L'incasso al botteghino è di 115
milioni, record europeo. La Rai ci ripensa e decide di mandare la
partita in diretta su Raitre, pubblicizzando l'evento in qualsiasi
notiziario. Fuori dal palazzo vengono venduti 100 poster di Wright a
20mila lire l'uno. Dalle 16 la gente è in fila. I bagarini vendono
tribune a 50mila lire, il triplo del prezzo. Alle 20 Larry Wright è
il primo a sbucare dal tunnel per il riscaldamento. E' un boato. Lui
prende il pallone, cammina lentamente verso il canestro e appoggia al
tabellone.
Il Banco domina, prima preso in mano da Larry Wright, poi da Gilardi,
alla migliore prestazione della sua carriera. Nel finale si mette un
po' di paura, ma vince. I giornali la raccontano così:
Mario
Arceri, Corriere dello Sport: «Il Banco di Roma si aggiudica la
prima finale scudetto, ma il Billy non si dà per vinto. Evita con
coraggio ed esperienza il colpo del ko. Perdere i 1 o di 30 non
cambia, ma ha effetti psicologici. (…) Va in bestia Peterson, che a
fine gara spacca una bottiglia e tenta di aggredire gli arbitri e
viene fermato da Casalini e Gianelli. (…) Meneghin continua a
combattere anche quando una moneta un po' telefonata, dato che si era
fermato in mezzo al campo durante un time-out, lo colpisce al capo.
Una lieve ferita e la possibilità di una severa sanzione per il
Banco».
Andra
Girelli, Corriere dello Sport: «Un colpo d'occhio spettacolare. Una
marea di corpi pigiati uno sull'altro. Semrbava di rivivere i giorni
gloriosi di Nino Benvenuti quando, come ieri, era d'obbligo venire al
Palaeur almeno 3 o 4 ore prima per non correre il rischio di restare
in piedi. Stavolta però è stato il basket ad attirare questa enorme
folla romana. Come ai tempi delle Olimpiadi del 1960, degli spareggi
Simmenthal-Ignis, della finale di coppa tra Cantù e Barcellona. Ma
stavolta sul parquet c'è una squadra di casa, il Banco di Roma di
cui Larry Wright ed Enrico Gilardi sono stati i suoi grandi profeti».
Emanuela
Audisio, Repubblica: «Bastava prendere la metropolitana in direzione
Eur per essere vomitati a ritmo ciclico, insieme a gruppetti di
giovani, verso la bocca del Palasport. Impossibile sbagliarsi. Chi
arrivava alle 19 mentre già il tramonto faceva la sua parte, veniva
considerato un ritardatario, e invogliato tacitamente ad affrettare
il passo sulla via dell'ansia, della vitalità e di una finale
finalmente raggiunta dopo quasi mezzo secolo. Sulle tribune, sedotta
da questa magnifica idea, una fiumata di gente rovente e incardinata,
tifosi del Banco ovviamente, giacché i milanesi erano una sparuta
minoranza senza voce. Insomma Roma, la città, si specchiava nel
Banco e spingeva a sciogliere le ultime timidezze davanti
all'incalzare dell'entusiasmo».
Aldo
Giordani, Superbasket: «L'incasso al Palazzone fu eccezionale.
Bisogna insistere su quella strada. Con buona pace di tutti, quando
il basket conquista una metropoli, il colpo vale dieci rispetto al
valore del pur commovente trasporto provinciale».
Luca
Chiabotti, Superbasket: «Grazie alla stupenda prova di Solfrini, i
romani hanno capovolto la situazione di mismatch voluta da Peterson
(Gianelli su Doctor J) per imporre la loro, costringendo il coach
milanese a optare anche per Premier in difesa sull'ex bresciano.
Bisogna ammettere che il Bancoroma qualcosa di nuovo l'ha portato. Ad
esempio è una delle poche, se non l’unica, a riuscire a variare il
proprio gioco, dal contropiede velocissimo ad opzioni più ragionate,
azione dopo azione. La sua duttilità si vede nel modo in cui in
attacco riesce a leggere senza patemi la difesa avversaria e le
interminabili giornate passate a Cantù davanti al video tape da
Bianchini per scoprire ogni recondito segreto del Billy non possono
non essere servite anche ai capitolini»
Gianni
Menichelli, La Stampa: «Un primo tempo da libro di testo cestistico,
con brani da antologia. E un secondo di paziente, tenace, difficile
amministrazione del vantaggio, contro la rabbia del Billy e ogni
sorta di fantasmi. COsì il Bancoroma ha afferrato una metà dello
scudetto del basket, battendo Milano per 88-82 nel primo match di
finale. Roma continua nel suo miracolo, che potrebbe compiersi
domenica nella rivincita a San Siro».
Mercoledì
13/4/1983
Bancoroma-Billy
Milano 88-82 (49-32)
Bancoroma:
Wright 22 (11/18), Prosperi n.e., Kea 13 (5/7), Grimaldi n.e.,
Gilardi 35 (15/24), Polesello 1, Sbarra n.e., Solfrini 15 (6/13),
Delle Vedove, Castellano 2 (1/2). All. Bianchini
Billy:
D.Boselli 2 (1/7), F.Boselli 12 (5/9), D’Antoni 16 (5/12),
Ferracini (0/3), Premier 22 (8/16), Meneghin 16 (4/9), Gallinari
(0/1), Rossi n.e., Innocenti n.e., GIanelli 14 (6/10). All. Peterson
Arbitri:
Baldini e Montella
Spettatori:
14000 Incasso: 115 milioni
Note: Tiri:
Bancoroma 38/64, Billy 29/67. Tiri liberi : Bancoroma
12/17, Billy 24/27. Rimbalzi : Bancoroma 26 (Kea 11), 9
offensivi; Billy 27 (Meneghin 5), 8 offensivi. Palle perse: Bancoroma
7, 5 recuperi (Solfrini 5); Billy 8, 4 recuperi (D’Antoni 3).
Tutto questo e molto altro in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma, che trovate qui:
- online sul sito ilmiolibro.it
- scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
- presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9, a 200 metri da piazza Sempione
- facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)
- libreria Pergamon, via Felice Nicolai 84/86, zona Balduina
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