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venerdì 23 maggio 2014

I coriandoli e i carri del Carnevale nato a Venezia



Ancora non l'avete capito quanto siete belli? Voi che siete andati fino a Cantù per due volte in tre giorni, per trovare tifosi come voi bisogna cercare Cucciago nel pagliaio... Voi che avete chiuso ogni contatto col mondo per tre ore per poter vedere la replica e avete sudato, imprecato e urlato per un qualcosa che sapevate benissimo essere già successo... Voi che l'avete rivista anche se sapevate già il risultato, anzi, proprio perché sapevate già il risultato... Voi che avete sentito il radiocronista di Cantù maledire un certo “Phil Jones” (ma lo possiamo capire: non è abituato a perdere una partita in casa, figuriamoci due)... E perfino prendersela con gli arbitri... Voi che in streaming avete visto tutto, voi che invece non avete visto nient'altro che un punteggio che si aggiornava sul sito della Lega... Sì, proprio come quel giorno senza tv e senza radio a Venezia, dove è (ri)nata questa Virtus che ha fatto qualcosa d'incredibile. Ha vinto 2 volte in 3 giorni in casa della squadra famosa per non perdere mai in casa e che, tra l'anno scorso e qualche partitina nel 1983 e 1984, forse diventerà famosa per essere quella che in casa vince con tutti tranne che con noi.

A Venezia in regular season, finita sotto di 19 punti, questa squadra s'è ribellata a un destino che in troppi le stavano cucendo addosso. Sì, anche qualcuno di voi, tanto lo sapete. E forse venivano proprio dal Carnevale di Venezia i coriandoli che ieri piovevano in campo per fermare gli attacchi decisivi della Virtus. Non una grande idea, eh. Da queste parti tiravamo i panini in campo al Foro Italico sui match-point degli avversari di Adriano Panatta. Dalle loro spostavano addirittura i canestri, Bodiroga ancora se lo ricorda.

Grazie per questi coriandoli, perché questo sembra proprio un Carnevale. Lo scherzo l'ha fatto una Virtus che s'è tolta la maschera al momento giusto. E che finalmente non ha paura di mostrarsi per quella che è: brutta, sporca e cattiva. Non era uno slogan, quello che tante volte ha provato a comunicare Dalmonte. Era esattamente ciò che doveva diventare questa squadra, che troppo spesso s'è comportata come se fosse bella, senza poterselo permettere. A renderla bella tanto ci pensate voi, con la vostra immaginazione attraverso i racconti di un radiocronista canturino o di un play-by-play e con il vostro soffrire, litigare e festeggiare.


E se Carnevale deve essere, si preparino i carri. Quello del vincitore, si porti appresso quello degli sconfitti. E quello degli sconfitti, lasci spazio per quello degli occasionali, che mai come stavolta potrebbero farci veramente bene... E andate tutti nella stessa direzione, sperando di fermarsi il più tardi possibile. Siete così belli, anche quando litigate, che sarebbe un vero peccato fermarsi troppo presto.

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