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sabato 13 aprile 2013

13 aprile 1983. Gara1, Bancoroma-Billy Milano 88-82. I 35 punti di Gilardi, la moneta a Meneghin, i giornali


13 aprile 1983, è il giorno della prima finale scudetto. Giornata entusiasmante. Solo nella mattinata il Banco ha venduto spazi pubblicitari per 10 milioni. L'incasso al botteghino è di 115 milioni, record europeo. La Rai ci ripensa e decide di mandare la partita in diretta su Raitre, pubblicizzando l'evento in qualsiasi notiziario. Fuori dal palazzo vengono venduti 100 poster di Wright a 20mila lire l'uno. Dalle 16 la gente è in fila. I bagarini vendono tribune a 50mila lire, il triplo del prezzo. Alle 20 Larry Wright è il primo a sbucare dal tunnel per il riscaldamento. E' un boato. Lui prende il pallone, cammina lentamente verso il canestro e appoggia al tabellone. Il Banco domina, prima preso in mano da Larry Wright, poi da Gilardi, alla migliore prestazione della sua carriera. Nel finale si mette un po' di paura, ma vince. I giornali la raccontano così:

Mario Arceri, Corriere dello Sport: «Il Banco di Roma si aggiudica la prima finale scudetto, ma il Billy non si dà per vinto. Evita con coraggio ed esperienza il colpo del ko. Perdere i 1 o di 30 non cambia, ma ha effetti psicologici. (…) Va in bestia Peterson, che a fine gara spacca una bottiglia e tenta di aggredire gli arbitri e viene fermato da Casalini e Gianelli. (…) Meneghin continua a combattere anche quando una moneta un po' telefonata, dato che si era fermato in mezzo al campo durante un time-out, lo colpisce al capo. Una lieve ferita e la possibilità di una severa sanzione per il Banco».

Andra Girelli, Corriere dello Sport: «Un colpo d'occhio spettacolare. Una marea di corpi pigiati uno sull'altro. Semrbava di rivivere i giorni gloriosi di Nino Benvenuti quando, come ieri, era d'obbligo venire al Palaeur almeno 3 o 4 ore prima per non correre il rischio di restare in piedi. Stavolta però è stato il basket ad attirare questa enorme folla romana. Come ai tempi delle Olimpiadi del 1960, degli spareggi Simmenthal-Ignis, della finale di coppa tra Cantù e Barcellona. Ma stavolta sul parquet c'è una squadra di casa, il Banco di Roma di cui Larry Wright ed Enrico Gilardi sono stati i suoi grandi profeti».

Emanuela Audisio, Repubblica: «Bastava prendere la metropolitana in direzione Eur per essere vomitati a ritmo ciclico, insieme a gruppetti di giovani, verso la bocca del Palasport. Impossibile sbagliarsi. Chi arrivava alle 19 mentre già il tramonto faceva la sua parte, veniva considerato un ritardatario, e invogliato tacitamente ad affrettare il passo sulla via dell'ansia, della vitalità e di una finale finalmente raggiunta dopo quasi mezzo secolo. Sulle tribune, sedotta da questa magnifica idea, una fiumata di gente rovente e incardinata, tifosi del Banco ovviamente, giacché i milanesi erano una sparuta minoranza senza voce. Insomma Roma, la città, si specchiava nel Banco e spingeva a sciogliere le ultime timidezze davanti all'incalzare dell'entusiasmo».

Aldo Giordani, Superbasket: «L'incasso al Palazzone fu eccezionale. Bisogna insistere su quella strada. Con buona pace di tutti, quando il basket conquista una metropoli, il colpo vale dieci rispetto al valore del pur commovente trasporto provinciale».

Luca Chiabotti, Superbasket: «Grazie alla stupenda prova di Solfrini, i romani hanno capovolto la situazione di mismatch voluta da Peterson (Gianelli su Doctor J) per imporre la loro, costringendo il coach milanese a optare anche per Premier in difesa sull'ex bresciano. Bisogna ammettere che il Bancoroma qualcosa di nuovo l'ha portato. Ad esempio è una delle poche, se non l’unica, a riuscire a variare il proprio gioco, dal contropiede velocissimo ad opzioni più ragionate, azione dopo azione. La sua duttilità si vede nel modo in cui in attacco riesce a leggere senza patemi la difesa avversaria e le interminabili giornate passate a Cantù davanti al video tape da Bianchini per scoprire ogni recondito segreto del Billy non possono non essere servite anche ai capitolini»

Gianni Menichelli, La Stampa: «Un primo tempo da libro di testo cestistico, con brani da antologia. E un secondo di paziente, tenace, difficile amministrazione del vantaggio, contro la rabbia del Billy e ogni sorta di fantasmi. COsì il Bancoroma ha afferrato una metà dello scudetto del basket, battendo Milano per 88-82 nel primo match di finale. Roma continua nel suo miracolo, che potrebbe compiersi domenica nella rivincita a San Siro».

Mercoledì 13/4/1983
Bancoroma-Billy Milano 88-82 (49-32)
Bancoroma: Wright 22 (11/18), Prosperi n.e., Kea 13 (5/7), Grimaldi n.e., Gilardi 35 (15/24), Polesello 1, Sbarra n.e., Solfrini 15 (6/13), Delle Vedove, Castellano 2 (1/2). All. Bianchini
Billy: D.Boselli 2 (1/7), F.Boselli 12 (5/9), D’Antoni 16 (5/12), Ferracini (0/3), Premier 22 (8/16), Meneghin 16 (4/9), Gallinari (0/1), Rossi n.e., Innocenti n.e., GIanelli 14 (6/10). All. Peterson
Arbitri: Baldini e Montella
Spettatori: 14000 Incasso: 115 milioni
Note: Tiri: Bancoroma 38/64, Billy 29/67. Tiri liberi : Bancoroma 12/17, Billy 24/27. Rimbalzi : Bancoroma 26 (Kea 11), 9 offensivi; Billy 27 (Meneghin 5), 8 offensivi. Palle perse: Bancoroma 7, 5 recuperi (Solfrini 5); Billy 8, 4 recuperi (D’Antoni 3).



Tutto questo e molto altro in "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma, che trovate qui:

online sul sito ilmiolibro.it
scrivendo all'indirizzo e-mail bancoroma83@gmail.com per informazioni e richieste
presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9a 200 metri da piazza Sempione
 facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)
libreria Pergamon, via Felice Nicolai 84/86, zona Balduina

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