Da "Il Romanista" di oggi
I
ricordi sono tanti. Furono due anni intensissimi, quelli di Sasa
Obradovic alla Virtus Roma. Il dramma del compagno di squadra
Ancilotto e quello della sua famiglia, sotto le bombe della NATO a
Belgrado mentre lui giocava lo spareggio playoff contro Siena. Fu il
migliore in campo e quando uscì tra gli applausi, si strappò via la
fascetta nera che portava sulla canotta e salutò a testa bassa per
cacciare dentro le lacrime. Una squadra che in quei due anni,
nonostante altri problemi, dalle squalifiche di Edwards e Boni ai
cambi di allenatore nella seconda stagione, si conquistò sul campo
la stima del pubblico e si guadagnò tanti applausi, regalando
partite memorabili e sfiorando la finale di Coppa Korac. Di quella
squadra Sasa Obradovic fu uno dei leader, capace di esaltarsi e di
esaltare le qualità dei compagni. Mise tutto se stesso in quella
avventura e oggi che torna da avversario, coach di quell'Alba Berlino
dove aveva giocato (e vinto, allenato da Svetislav Pesic, la Korac)
prima di venire a Roma. I ricordi sono tantissimi dentro di lui:
«Durante
gli europei del 1997 a Barcellona ho iniziato a trattare con la Virtus
tramite il mio agente Dario Santrolli. Non avevo trovato un accordo
per prolungare il contratto con l'Alba Berlino. Costavo un po' troppo
(ride...). Mi piaceva l'idea di andare a Roma, una delle più belle
città al mondo, anche se non sapevo molto riguardo alla società.
Ora dico che fu la migliore decisione possibile perché torno spesso
a Roma e ogni volta mi emoziono come se stessi tornando a casa dopo
un lungo viaggio».
L'inizio
fu duro, con la morte di Ancilotto.
Ancora
oggi quando ci penso provo un grande dolore per la perdita di uno dei
giocatori italiani più talentuosi e di una grande persona. Avevo
legato con lui fin dall'inizio e stava cercando di aiutarmi nei miei
primi passi a Roma. La sua è stata una grande perdita, quando ci
penso mi sento sempre molto triste.
Cosa
ricordi dei tuoi compagni di squadra?
Eravamo
un bellissimo gruppo e ho un bel ricordo dei miei compagni di
squadra. Come se fosse oggi. Tonno che cerca sempre di avere un look
perfetto, buoni vestiti, pettinatura curata, barba sempre in
ordine... Davide Pessina che legge sempre libri prima
dell'allenamento, divertente... Walter Magnifico molto competitivo e
con una grandissima energia nonostante l'età... Busca che gioca
praticamente senza ginocchia e senza cartilagine... il grande
carattere di Andrea Cessel che era sempre il primo a rialzare un
compagno di squadra se cadeva a terra durante le partite o
l'allenamento... la casa di Fabrizio Ambrassa dove guardavamo le
partite di basket e degustavamo un bicchiere di buon vino... Lupo
Rossini, la sua leadership e il suo talento... Flavio Carera che si
mette il ghiaccio sulla schiena dopo ogni allenamento, una cosa mai
vista prima... Bill Edwards, un talento di livello altissimo frenato
dagli infortuni e dal suo carattere...Warren Kidd, una macchina a
rimbalzo... Big John Turner, grande cuore... E una vera leggenda come
Mario Boni. Penso che lui ed io siamo stati una grande coppia.
Ricordo le pizze tutti insieme il venerdì sera dopo l'allenamento
nella piccola palestra di Settebagni, stavamo molto bene insieme, la
città è nel mio cuore e non solo perché sono stato bene e ci ho
giocato, ma perché a Roma è nata la mia prima figlia, proprio in
questi giorni. Era il 31 ottobre 1997 e lei nacque all'ospedale San
Pietro. Mi stavo organizzando per portare la mia famiglia qui a Roma
in questa occasione per vedere la partita e l'ospedale, e festeggiare
il suo compleanno, ma purtroppo non ci siamo riusciti.
Sei
soddisfatto dei risultati raggiunti? Si poteva fare di più?
Eravamo
un grande gruppo e tra noi c'era una buona atmosfera, che ci ha
permesso di superare le difficoltà iniziali e anche di andare oltre
le nostre possibilità. Anzi, penso che alla fine della prima
stagione abbiamo espresso un basket anche superiore rispetto alle
nostre qualità, grazie ad Attilio Caja e al mio amico Marco Calvani.
E chissà che cosa ricorderemmo oggi se avessimo avuto la squadra al
completo... Pagammo la brutta partenza e la morte di Davide, ma poi
facemmo una grande stagione, nel girone di ritorno vincemmo quasi
sempre, arrivammo in semifinale di Korac e ai playoff vincemmo una
partita contro la Kinder Bologna che in quell'anno vinse l'Eurolega.
L'anno dopo iniziammo benissimo, eravamo primi in classifica a un
certo punto. Poi le cose non sono andate come speravamo, ma passammo
un turno ai playoff e sfiorammo la vittoria ancora a Bologna, in
gara1... Diciamo che non fummo fortunati con l'arbitraggio, quel
giorno.
E
la curva cantava: “Obradì, obradà, Obradovic”, sulle note di
“Obladì, obladà” dei Beatles...
E
come potrei dimenticarlo? Chi ha inventato quel coro ha tutto il mio
rispetto per l'originalità! Era un grande onore giocare per tifosi
così appassionati e divertenti. Ogni tanto riascolto “Obladì
obladà” e quando capita ripenso alla Virtus Roma.
Gara
3 ottavi di finale contro Siena, 1999. La tua ultima vittoria, mentre
la NATO bombarda la Serbia...
Fu
un periodo molto difficile per me e per la mia famiglia, che era a
Belgrado. In qualsiasi momento potevano essere colpiti come obiettivi
collaterali, si diceva così all'epoca. Fu difficile per me restare
concentrato. Pensai che se avessi giocato bene poi avrei avuto la
possibilità di parlare e di farmi ascoltare da più persone. Ma poi,
se ricordate, mentre stavo dando l'intervista alla Rai i nervi non
hanno retto e non ero in grado di parlare. Durante la partita ho
provato a lasciare fuori tutti i problemi e ad essere me stesso in
campo.
Hai
seguito le imprese della Virtus della scorsa stagione?
Ho
visto molte partite della scorsa stagione e ho tifato sempre per la
Virtus e per Marco Calvani. Lui ha fatto un grande lavoro, forse il
capolavoro della sua carriera. Ha tratto il massimo, forse anche di
più, dai giocatori che aveva. Spero che trovi al più presto una
panchina importante.
Che
partita ti aspetti stasera?
Questa
è una squadra che mi piace. Ci sono alcuni giocatori che avrei
voluto prendere per l'Alba Berlino e con un bravo allenatore come
Luca potranno migliorare molto in futuro. Anche noi abbiamo tanti
giocatori nuovi e abbiamo bisogno di tempo per migliorare. Penso che
sia una sfida equilibrata e la Virtus ha anche la possibilità di
aggiungere Bobby Jones. Con lui saranno più forti di come sono in
campionato. Penso che a Roma sia favorita la Virtus, mentre noi lo
saremo a Berlino, al ritorno.
Dopo
aver giocato nell'Alba Berlino, hai giocato a Roma. Adesso, dopo aver
allenato l'Alba Berlino, ti piacerebbe un giorno allenare la Virtus?
Io coach di Roma? Suona bene. La scorsa estate ho tirato tre monete
nella fontana di Trevi e infatti sono ancora qui. Oggi vorrei fare la
stessa cosa e chi lo sa, forse un giorno... Ma adesso mi auguro solo
che Luca Dalmonte possa fare il miglior lavoro possibile con la mia
squadra preferita.
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