L'ultima
volta che la Virtus ha vinto uno spareggio playoff c'era Marco
Calvani in panchina, Obradovic che scoppiava in lacrime a fine
partita perché la sua famiglia era in Serbia mentre la Nato la
bombardava, Mario Boni che lanciava la maglietta al pubblico per la
disperazione del magazziniere, il mitico Nando. «E adesso ai quarti
con che cosa gioca?» Per non parlare dell'unica volta in cui la
Virtus ha fatto una semifinale con Cantù. Su quella, da queste
parti, siamo ancora più preparati. Ieri in parterre Bianchini e Di
Fonzo hanno seguito la partita uno accanto all'altro, in quel
Palazzetto che 30 anni fa dopo i quarti di finale abbandonarono.
Stavolta mancherà solo il Palaeur, che già ieri avrebbe attirato
almeno 6-7000 tifosi, per motivi fin troppo facili da spiegare
andando oltre i tanti luoghi comuni che poi diventano alibi.
Oggi
però parliamo di uno solo di quei motivi. Quello che viene dal
campo, dall'invasione di ieri. In fondo non abbiamo mica vinto
qualcosa. Vero. E probabilmente non lo vinceremo, com'è normale che
sia, perché in giro ci sono squadre più forti. Però la Virtus di
quest'anno è un qualcosa di diverso. E' composta da ragazzi che
hanno scommesso su loro stessi, qualcuno guadagna meno qui di quanto
avrebbe guadagnato in Legadue (Bobby Jones), qualcun altro (non
diciamo chi) guadagna in un anno poco più di quello che ha preso
Becirovic per un mese a Sassari senza neanche arrivare in semifinale,
qualcun altro ancora è Datome e di lui sappiamo tutto. L'ultimo
arrivato e uno dei tecnicamente meno dotati, Bailey, ieri era il più
avvelenato. E' stata costruita con un budget ridottissimo, inferiore
anche a quello della neopromossa Reggio Emilia. Per cui sì, arrivare
in semifinale è come una vittoria. Dice: ma l'avversario era “solo”
Reggio Emilia. Anche se fosse valido quel “solo”, affrontare
questo tipo di avversario è un qualcosa che la squadra s'è
guadagnata arrivando terza in regular season. Sapete quante volte in
32 anni di Serie A la Virtus ha fatto meglio? Solo cinque (1982-83,
1984-85, 2002-2003, 2007-2008, 2008-2009).
E allora
era giusto festeggiare in quel modo. Perché il pubblico di Roma ha
sempre saputo riconoscere quando c'era qualcosa che batteva sotto le
magliette e quando no. A volte è stato freddo con squadre che
avevano campioni, ma ha saputo accompagnare Virtus come quelle di
oggi a un traguardo che non è “solo” battere Reggio Emilia in
gara7. E' un traguardo conquistato consumando il parquet del
Palazzetto in ogni allenamento e credendoci. In questa stagione
abbiamo visto 4 giocatori andare a dare il “5” a un altro che si
era tuffato per recuperare una palla già persa. Abbiamo visto un
contropiede con 5 giocatori della Virtus che sprintavano e s'erano
messi dietro tutti e 5 i giocatori della squadra avversaria. Così
pure i passaggi sui piedi, blocchi fatti male e palle accompagnate
diventano più dolci.
Ecco
perché è giusto festeggiare. Non perché abbiamo ottenuto un
traguardo comunque importante e inaspettato, la semifinale.
Festeggiamo qualcosa che capita raramente, e cioè il fatto di avere
una squadra che ti fa sentire orgoglioso di tifarla. Come le Virtus
di Sconochini (il primo) e Jerome Allen (sempre il primo), come la
Nazionale dell'Europei 2003 e delle Olimpiadi 2004. Non festeggiamo i
numeri, ma i sentimenti che questi ragazzi speciali sono riusciti a
far riemergere chissà da dove. Anche se ogni tanto si danno la palla
sui piedi. D'altronde, se non lo dimostra la Virtus, che a Roma non
c'è solo il calcio, chi altri?
Poi, per chi volesse saperne di più sull'unica semifinale disputata con Cantù, c'è "Banco! L'urlo del Palaeur", il libro sull'epopea del Bancoroma che trovate qui:
- presso la libreria Pagine di Sport di via dei Tadolini 7/9, a circa 150 mt. da piazza Mancini/ ponte Duca D'Aosta
- presso l'edicola di piazza Monte Baldo 9, a 200 metri da piazza Sempione
- facendo visita alla redazione de Il Romanista, via Bargoni 8 Roma, dalle ore 15 alle 21 tutti i giorni, sabato e domenica compresi (a proposito: se andate in edicola non dimenticate di chiedere Il Romanista!)
Ti leggo e ricomincio a piangere dall'emozione, dalla gioia, e il cuore batte, batte forte, batte Virtus
RispondiEliminaAh, volevo dirti una cosa: sto bene!
RispondiEliminaLuca ... stai diventando la memoria storica della Virtus.
RispondiEliminaQualcuno doveva pur farlo, e visto che non lo faceva nessuno.... :)
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