Questa
cosa l'abbiamo già vista. L'abbiamo capito fin da subito, abbiamo
visto le facce dei giocatori attraverso la radio e il play by play
della Lega. Sono le stesse da anni. Da quando esiste la Virtus, più
o meno. O di sicuro da quando ci siamo noi che per questa squadra
soffriamo anche quando proviamo a convincerci che non sia così.
Anche quando pensiamo che ci è passata e poi magari ti regala una
stagione come questa e quello che non se n'è mai andato torna a
galla. Qualcuno forse domani non verrà e secondo me non è
condannabile. E' troppo amore, troppe volte tradito e, in
particolare, sempre dalla stessa cosa. E' una specie di legge di
Murphy (Tod, per chi se lo ricorda): se c'è un modo assurdo per
perdere una partita, la Virtus Roma lo troverà.
Nel
1984-85 il Banco riuscì a farsi eliminare dalla Scavolini perdendo
gara1 in casa, vincendo gara2 fuori e perdendo lo spareggio in casa.
Ah, la Scavolini fino a 30” dalla fine della regular season era
fuori dai playoff. Nel 1985-86 in Coppa Italia vinse all'andata di 13
contro Milano e poi perse a sua volta di 13 al ritorno finendo col
farsi eliminare al supplementare. Nello stesso anno in gara1 dei
quarti di finale a Cantù era avanti di 4 a 20” dalla fine e perse
(perdendo poi la serie 2-1). Ma c'erano di mezzo anche gli arbitri,
come l'anno dopo, quando in gara3 a Pesaro il Banco era avanti di 4 e
palla in mano nell'ultimo minuto e poi qualche fischio sbagliato
ribaltò tutto.
E
possiamo continuare, ah se possiamo continuare. Non è mica
autolesionismo. E' solo che lasciarsi sprofondare, in questi casi, è
semplicemente più facile. L'era Messaggero iniziò con una serie di
partite in cui la Virtus sistematicamente andava avanti di 10 e poi
perdeva. Tutte in casa. Accadde contro Milano, Varese e Reggio
Emilia. Toh, chi si rivede. Sempre contro Reggio Emilia Il Messaggero
riuscì a farsi eliminare dalla Coppa Italia perché nessuno aveva
spiegato a Michael Cooper la regola del doppio confronto e lui andò
a segnare da due invece che tirare da tre. A Pesaro, nel 1992-93,
andò avanti di 12, era a più 4 e palla in mano nell'ultimo minuto e
perse. Poi play-out e retrocessione e il ritorno ai playoff nel
1994-95. Eliminata Siena (Toh, chi si rivedrà), in gara1 dei quarti
di finale (siamo nel 1994-95) a Bologna la Virtus va avanti di 16 e
poi perde. Ma almeno quella era una Virtus Bologna imbattibile.
Saltiamo
il 1996 e il playoff con la Benetton che è una storia a parte.
Arriviamo al 1997-98. Il capolavoro avviene il 14 dicembre 1997: in
casa, contro Siena, la Virtus va avanti di 22 e poi perde di 7 perché
Larry Middleton mette 7 tiri da tre nel secondo tempo. Nei playoff
1998-99 in gara1 dei quarti a Bologna, sempre contro le Vu Nere, Roma
è avanti di 6 a 30” dalla fine e perde, ma anche lì ci sono di
mezzo gli arbitri. L'anno dopo, invece, altro capolavoro. Gara3 degli
ottavi contro Trieste al Palaeur, la Virtus a metà secondo tempo è
avanti di 18, Henry Williams non fa altro che prendere palla e tirare
da tre, sbagliando, e Trieste piano piano rimonta e vince. Fu
calcolato che se la Virtus avesse giocato 4 azioni ai 30” senza
neanche tirare, avrebbe aritmeticamente vinto. Il fallo di
sfondamento (inesistente) fischiato ad Allen su Marcus Brown a
Treviso non è colpa nostra, ma l'anno dopo al Palazzetto la Virtus
va avanti di 14 contro Imola (che retrocederà) e perde di 8
massacrata da Ambrassa. Parziale del secondo tempo: 54-34 per Imola.
Poche settimane prima a Verona aveva fatto la stessa cosa: avanti
31-46 al 18', risultato finale 78-74 per Verona. Parziale: 47-28.
Arriviamo
alla madre di tutte le rimonte subite. 5 giugno 2003, gara5 di
semifinale contro la Fortitudo, la Virtus è avanti 31-8 dopo 13'.
Perderà tra tiri liberi sbagliati, spalle rotte, strane scelte dalla
panchina. L'anno dopo ai quarti capita ancora la Fortitudo. Che vince
3-0. In gara3 c'è anche un ultimo quarto da 35-18. Ma in tutte e tre
le partite la Virtus butta via vantaggio consistenti. Un anno dopo,
ancora Fortitudo, che va avanti 2-1 nella serie. In gara4 al Palaeur
la Virtus va avanti 49-32 al 29' e perde perché Giachetti sbaglia un
tiro libero a tempo scaduto. In regular season avevamo comunque fatto
le prove, sempre con la Fortitudo: 16-3 all'inizio, per poi perdere.
Nel 2006 la finale di Coppa Italia viene persa partendo da +13 e ai
playoff. Poi a Cantù si perde partendo da +8 a 50” dalla fine e
perfino Bodiroga sbaglia i tiri liberi, mentre in gara1 di semifinale
con la Benetton (da +10 a 2' alla fine, vinciamo di 1), si perde
facendosi rimontare in gara4 dopo aver a nostra volta rimontato (da
-10 a +6, poi -8 finale).
Storia
recente: semifinale 2006-2007, gara3, serie sull'1-1 a Siena. Sul +6,
a meno di 1 minuto dalla fine, Chatman sbaglia un facile tap-in da
mezzo centimetro. La perdiamo dopo 3 supplementari e una rimessa
invertita nonostante l'istant-replay. Finale 2007-2008, gara3: +21
nel secondo quarto, poi vince Siena. Qualche mese prima, a Mosca,
eravamo avanti di 8 contro il Cska nell'ultimo minuto, per poi
perdere con un tiro da centrocampo di Langdon all'ultimo secondo. C'è
altro? Forse sì, ma più ci avviciniamo nel tempo e più la memoria
viene occupata solo dall'assurdità di ciò che è successo a Reggio
Emilia.
Domani
so che la macchina si metterà in moto da sola e mi porterà al
Palazzetto. Ma capite bene che se qualcuno domani non ce la fa, non è
certo condannabile...
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