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giovedì 5 giugno 2014

Ritrovarsi là, dove ci si poteva facilmente perdere



Non è importante dove giocherà Phil Goss l'anno prossimo. E' molto più importante che ieri abbia giocato quando nessun altro americano, e chissà quanti italiani, l'avrebbe fatto. Rischiando di farsi ancora più male, a discapito di se stesso e anche della squadra dove giocherà l'anno prossimo. Qualunque essa sia, sarà stato bello aver tifato per un giocatore come lui. Il cuore che disegna con le mani sembra piccolino, ma in realtà il suo è grande così e, anche se non ce n'era bisogno, ce l'ha dimostrato un'altra volta, in una sera solo apparentemente triste.

Sì, non credo che sia stata una serata triste. Sono sicuramente strano, ma d'altronde se fossi normale non permetterei che il mio umore venga condizionato da una partita di basket. Però non dobbiamo dimenticarci che se all'inizio dell'anno ci avessero detto che saremmo arrivati nelle prime 4, tanti di noi non ci avrebbero creduto. Se ce lo avessero detto un mese fa, quasi tutti ci saremmo messi a ridere. Invece ci siamo ancora, per il secondo anno consecutivo, certo non con un budget da prime 4 e al termine di una stagione dove c'è stato da cadere e rialzarsi più di una volta. Questa squadra sghemba, storta, a volte avulsa e più spesso convulsa, che ci ha reso più confusi che felici ma che a un certo punto era addirittura prima, con tanti ed evidenti limiti, ha vinto 2 volte in 3 giorni a Cantù, dove avevano perso tutti. E poi ha vinto un supplementare durissimo dopo essere stata ripresa all'ultimo secondo, quindi nella condizione ideale per perderlo.

E' per questo che ieri c'erano 6200 persone al Palaeur. Scelta giusta, non solo perché al Palazzetto 2700 persone sarebbero rimaste fuori. Ma perché in un Palasport così grande dove è facile perdersi, secondo me invece ci siamo ritrovati. Chi c'era ha soprattutto tifato. Al di là di quel che può essere scappato dalla bocca del vostro vicino di posto, non s'è sentito un fischio. Ho sentito solo tanto tifo, finché c'era un lumicino di speranza. Ho sentito un “Che sarà, sarà...” ispirato a un vecchio Roma-Bayern Monaco che segnò la fine di un ciclo. Anche lì si partiva da 0-2. Quel giorno l'Olimpico esultò all'inutile gol di Nela, come ha fatto ieri il Palaeur all'ultimo inutile tiro da tre di Mbakwe. Quell'esultanza sapeva di applauso finale. Poi c'è stato pure quello, mentre Jones e Mbakwe lasciavano il parquet.

Quello che sto cercando di dire è che è stato un anno pieno di lacerazioni anche per noi, oltre che per la squadra. Però al Palaeur c'è stato un tifo unito e compatto, al termine di una stagione in cui le “anime” della curva s'erano divise. Ieri nessuno ha tifato per Calvani, ma solo per Dalmonte, anche se non siamo riusciti ad attaccare bene la zona. Il tifo è stato seguito spesso da tutto il palazzo, segno che evidentemente questi “occasionali”, tanto “occasionali”, almeno nei sentimenti, non lo sono. Chissà che non facciano più bene alla Virtus loro che non gli abbonati che insultavano Dalmonte perché voleva salvaguardare la differenza canestri con Pistoia.... Chissà che, avendo il coraggio di aprirsi di più, non ci possa essere da guadagnare... Varrebbe la pena provarci, correndo il rischio di farsi qualche partita con duemila persone in un Palazzo da diecimila.

So bene che non accadrà e comunque mi tengo stretto questo ritorno a casa. Perché ci ho intravisto la dimostrazione di un qualcosa di cui sono sempre stato convinto. Di un qualcosa la cui dimostrazione in carne ed ossa è Phil Goss. E cioè che ciò che l'idea di Virtus può dare tanto a chi è in grado di coglierla e che ad amare la Virtus siamo più di quelli che pensiamo e che l'amore per questi colori può fare molto più di quello che noi stessi pensiamo. Magari basta davvero solo un po' di coraggio.


Dimenticavo: ha vinto con merito la squadra più forte. Composta da giocatori che prima della serie con Reggio Emilia non si sono allenati perché c'era un ritardo nei pagamenti. Non a caso, uno come Phil Goss sta dall'altra parte. 

2 commenti:

  1. Di questi tempi, contro una squadra più forte e con prezzi non esattamente popolari, 6200 persone non sono poche.

    RispondiElimina
  2. Concordo, non sono per niente poche!

    RispondiElimina

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