Bisognerà
trovare una nuova categoria per definire la Virtus Roma. Ormai non si
può più attingere al già detto e già scritto in fatto di cronaca
e letteratura sportiva. Qui stiamo varcando l'inesplorato. Stiamo
andando oltre le colonne D'Ercole, sì, anche nel senso Lollo del
termine. In fondo “c'è un Ulisse in ognuno di noi”, diceva
Valerio Bianchini nel 1984 prima della finale di Ginevra. Fatti non
foste a viver come bruti, ma per seguir Virtus e conoscenza. Però
non va bene neanche questa e non perché sia già stata scritta (qui
non è che bisogna fare gli originali per forza, è proprio che la
categoria adatta non si trova), ma perché la fine di Ulisse la si
conosce già e non è bella.
Le
categorie del “cuore”, della “grinta”, delle “palle” (da
basket e no), del “la gente come noi non molla mai”, come dicono
i canturini probabilmente mentre tifano per Roma, sono state
esplorate e superate. Non bastano per definire il tuffo di Datome in
gara6, Lawal che va a strappare il pallone a Tyus sulla linea
laterale e poi schiaccia, Phil Goss che il cuore lo disegna verso i
tifosi, 4 rimbalzi offensivi consecutivi, Taylor che si rompe il naso
una volta a partita e se non se lo rompe gli saltano le lenti a
contatto ma poi mentre subisce il fallo successivo segna da tre. Non
bastano, tutto questo è qualcosa di più.
Anche la
categoria della simbiosi col pubblico non è più sufficiente. Il
cartello “Questa finale è per voi” va oltre le colonne di
qualsiasi giornale che abbia mai raccontato di tifosi che vincono le
partite, eccetera. Qui i tifosi non le vincono, perché a volte,
anche in questa serie, in casa s'è perso. Però dagli spalti le
giocano. Li ho visti: recuperano palloni, danno pacche sulle spalle, sudano, soffiano e fanno entrare i palloni nel canestro. E i giocatori in
campo tifano. Alzano cori, esultano, imprecano. Fate caso a come
ognuno di loro si coccola il compagno di squadra, anche solo con gli
occhi, sperando che faccia bene ciò che sta facendo. Taylor l'ha
messo addirittura nero su bianco: se non andrà in Nba, in Europa
vuole giocare solo per la Virtus Roma. Mi ci gioco il suo naso
(facile, eh?) che sarà così.
Si
potrebbe aprire anche la categoria tecnica. Ma non basta più. I
miglioramenti che hanno fatto questi giocatori durante la stagione
sono già noti e se n'è già parlato. Ma qui stiamo oltre le colonne
di Calvani e da ieri anche oltre i baffi. Come fa Jones a stare così
basso sulle gambe senza perdere e equilibrio e senza farsi battere da
Ragland, anzi, facendolo sbagliare? L'avete visto Lorenzo Colonne
D'Ercole non solo come difende sull'uomo, ma anche come nega
qualsiasi linea di passaggio favorevole agli avversari dalle sue
parti? E l'uso del post contro la zona chiamata da Trinchieri, che
invece il post non è mai riuscito a usarlo quando la zona doveva
attaccarla?
Siamo
anche oltre la categoria Cicoria. Nel terzo e quarto periodo non ha
fatto un fischio, uno, a favore della Virtus. Degna conclusione di
una serie dove l'istant replay ha dato ragione a Roma 4 volte su 5,
dove lo sfondamento di Aradori su Jones, il blocco in movimento dello
stesso Jones, la stoppata di Lawal, gli arbitri romani, eccetera,
eccetera, eccetera. Meno male che c'è uno, nella Virtus, che sa come
protestare e come far credere agli arbitri che sta dando loro
ragione... Pare che ci caschino tutti! Non diciamo chi è, sennò se
ne accorgono. Anche questo è oltre.
Ma poi
in che categoria la metti una squadra che va in finale? Non nella
categoria delle Virtus da finale, perché quella del 1983 aveva un
fenomeno come Larry Wright, quella del 2008 aveva signori giocatori
che erano più forti di tutte le altre tranne una, con cui poi hanno
perso. E dove la metti una squadra che cresce durante il campionato,
che esce più forte dalla serie con Reggio Emilia ed esce ancora più
forte dalla serie contro Cantù? Neanche un super-sayan... E in che
categoria lo metti Jordan Taylor che quando gli passano il foglio
delle statistiche per fargli vedere quanto ha giocato bene, si
preoccupa di rimetterlo a posto perché non era suo, mentre intorno
tutti lo festeggiano?
Altre
categorie si potrebbero scomodare, ma per ora ci arrendiamo. Perché
questa storia non è ancora finita.
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