Sono passati trent'anni. Il 27 marzo
1986, il Bancoroma vinceva la Coppa Korac vincendo la finale di
ritorno con la Mobilgirgi Caserta. Una cavalcata trionfale in
un'annata intensa, a volte anche sofferta, sicuramente appassionante.
La raccontiamo naturalmente in “Banco! L'urlo del Palaeur”, il libro sugli anni più belli del basket romano. Ma nel giorno del
trentesimo anniversario ne parliamo con Mario De Sisti, allenatore
del Banco nel 1985-86 e oggi ancora attivo con il settore giovanile
della 4 Torri Ferrara.
De Sisti, come iniziò la sua
avventura a Roma?
Fu Valerio Bianchini a segnalarmi al
Bancoroma. Avevo proposte da Cantù e Torino. Scelsi Roma anche
perché Valerio mi diede delle garanzie. Personaggi come lui ne
nascono uno ogni 50 anni in Italia. Mi sorprende che la Fip non lo
utilizzi per l'immagine del basket italiano. Comunque a Roma Mmi sono
trovato molto bene e tuttora quell'annata è uno splendido ricordo.
Le pesava venire dopo il tecnico che
aveva vinto tutto?
No, non ho mai avuto paura di niente.
Ho un carattere forte, che a volte mi ha fatto anche commettere degli
errori, non lo nego. Ma di sicuro la paura non mi apparteneva. Sono
sempre stato un missionario.
Appena arrivato, in estate, ci fu la
Coppa Intercontinentale in Spagna.
Servì per conoscere parte della nuova
squadra. Non c'erano né Rautins né Flowers, avevamo in prova un
americano che si ubriacava tutte le sere e che all'ennesimo whiskey
mandai a casa. Giocammo con uan squadra filippina, una brasiliana,
una americana, c'erano anche il Barcellona e il Cibona. Vidi comunque
che c'era ottimo materiale su cui lavorare.
Un gruppo di valore.
Guardi, io avevo ed ho ancora un amore
viscerale per Sbarra. Ci siamo anche scontrati, abbiamo litigato, ma
lui mi ha sempre seguito. Spesso lo incontro perché io seguo i
giovani e lui lavora con la Stella Azzurra e ogni volta ci
abbracciamo. Sento per lui un affetto particolare. E' un ragazzo
meraviglioso e mi diede tantissimo in quell'annata. Naturalmente
anche il nucleo storico, con Gilardi, Polesello e Solfrini era fatto
di ottimi giocatori, ma non c'era un grande feeling con loro. Forse
ho sbagliato qualcosa anche io. Però naturalmente conoscevo il loro
valore e lavoravo per farli rendere al massimo.
In campionato quella squadra avrebbe
potuto arrivare molto lontano in effetti...
Fu solo sfortuna. Faticammo a
raggiungere i playoff, ma ribaltammo subito il fattore campo con la
Virtus Bologna di Gamba. Fummo eliminati poi con Cantù per colpa di
una scivolata a metà campo su una pozza di sudore. Loro segnarono
poi con Cappelletti, che non s'è mai più sentito. Altrimenti
saremmo arrivati dritti in finale, perché eravamo in grande forma.
Parliamo anche di Rautins e Flowers.
Rautins era un ragazzo d'oro. Flowers
aveva un po' di puzza sotto il naso, ma quando giocava era
fortissimo. Un grande giocatore. Rautins era stato una prima scelta,
ma arrivò pieno di insicurezze. Non era un cuor di leone e tendeva
ad evitare gli scontri. Ma aveva un tiro micidiale e un passaggio
strepitoso. L'ho sfruttato come sesto uomo, convincendolo che poteva
cambiare le partite in meglio. Con la Virtus Bologna fu decisivo lui,
entrando dopo 10 minuti, fece una partita stratosferica e segnò i
tiri decisivi. Era già famoso negli Stati Uniti. L'ho ritrovato anni
fa a Toronto in una cena, c'era anche il figlio Andy. Gli ho portato
il dvd della finale di Korac che ho avuto da Sbarra. Era
contentissimo. Ho un ottimo ricordo di quella squadra. Avevo
giocatori di talento. C'era anche Phil Melillo. Mi diede molte
soddisfazioni anche Franco Rossi, un ottimo ragazzo, con voglia di
lavorare e di imparare. Lo feci debuttare proprio in Korac, contro
Challans. In Normandia, invece, successe un episodio divertente...
Ce lo racconti.
All'una e mezza di notte chiama in
albergo la moglie di Rautins che non riusciva ad accendere la caldaia
a casa. Lui scende nella hall, io ero con Flammini e Mecozzi e lo
vediamo disperato perché la moglie non poteva fare il bagno al
figlio con l'acqua fredda. Allora Mecozzi trovò non so come uno
stagnaro che andò a casa di Rautins per mettere a posto la caldaia
scoprendo che il problema era che la moglie non riusciva ad
accenderla col fiammifero. Rautins andò a letto alle 3 di notte...
Ero preoccupato. Ma poi vincemmo e giocò bene.
Com'era il rapporto con il pubblico?
Io adoravo il pubblico romano. E i
romani in generale. Mi sono sempre avvicinato a loro senza aspettare
che loro si avvicinassero a me. Ci parlavo, mi dicevano anche ciò
che non piaceva loro della squadra. Un paio di volte siamo anche
andati a mangiare una pizza. Quando sono tornato da ex stavano lì e
mi aspettavano, fu un'accoglienza commovente. Ogni volta che vengo a
Roma non vorrei mai tornare indietro. La gente pensa che i romani
sono sbruffoni e arroganti. Invece sono di una simpatia, affettuosità
e cordialità che raramente ho trovato in altre città. E ne ho
girate tante. Non sono abbastanza valorizzati i romani, io li adoro.
Sono simpatici, veri, puliti.
Il legame non si è mai spezzato
quindi.
A Roma tornerei domani mattina a
lavorare e a vivere. I romani sono simpatici, il clima è ottimo, si
mangia divinamente. Che vuoi di più? Ci ripenso spesso e ogni volta
che mi capita di tornarci sono contento. Ho tanti amici. Oltre a
Valerio che è un grande amico, stimo molto anche Marco Calvani. Ho
sempre seguito con simpatia le sorti della squadra di Roma, ho
apprezzato molto il lavoro della squadra allenata da Marco che è
arrivata in finale. Ho scritto una lettera di fuoco alla Gazzetta
dello Sport, che me l'ha pubblicata, per denunciare l'ingiustizia che
ha subito, perché si sarebbe meritato la riconferma e invece lo
hanno mandato via. In alcuni giocatori di quella squadra si vedeva il
frutto del suo lavoro di insegnante di pallacanestro. Ma spesso sono
cose che i general manager non colgono perché guardano altre cose.
Com'era giocare al Palaeur da
padrone di casa?
Il Palazzo metteva soggezione, con
questi spazi enormi. Spesso sbagliavo spogliatoio o mi ritrovavo al
piano sbagliato. Poi quando entravo in quella arena enorme, gli spazi
ci mettevano in difficoltà. Bisognava prendere le misure il sabato
mattina, quando ci allenavamo lì. E' difficile giocare lì se non
sei abituato a quelle distanze e alla profondità. Sono enormi
rispetto agli altri palazzetti. Ai giocatori dicevo: siccome è un
campo difficile per segnare, dobbiamo difendere fortissimo e pensare
a non far segnare gli altri. Mi hanno seguito. La Korac l'abbiamo
vinta in difesa.
Quale fu la mossa vincente?
All'andata scelsi di non preparare
difese speciali per Oscar, ma di marcare fortissimo gli altri
quattro. Tanto lui avrebbe comunque fatto tanti punti. Al ritorno
feci il contrario. Preparai una match-up con cambi sistematici e a
lui la palla non arrivava mai. Fece pochi punti e segnò poco. Volevo
che lui pensasse di poter avere la stessa libertà che aveva avuto
all'andata per poi sorprenderlo. E rimasero spiazzati anche i
compagni di squadra, che non si aspettavano di trovarsi a giocare
molti più palloni del solito. Si rivelò una mossa vincente a
livello psicologico. E' stata una grande vittoria. Alla fine mi
commossi. Una marea di gente sugli spalti, l'invasione di campo, la
soddisfazione di aver vinto una coppa. Fu bellissimo.
Lo scoglio più duro per arrivare in
finale?
La semifinale con Antibes, allenata da
Andrijesevic. Loro erano primi in classifica in Francia, noi avevamo
qualche infortunio. Ma la mia era una squadra in grado di soppperire
a questi problemi anche perché era composta da giocatori che
giocavano insieme da anni. Era molto ben amalgamata di suo. Io mi
limitai a portare qualcosa di diverso in difesa.
Era famoso per quello, in quegli
anni.
A proposito di Bancoroma, al termine
della stagione 1982-83 Larry Wright disse che nessun difensore lo
aveva messo in difficoltà in Italia, ma una squadra: Gorizia. E la
allenavo io. Facevo cose che in Italia non faceva nessuno. Bianchini
dopo i playoff mi chiese: ma che difesa hai fatto, Mario? E io: te lo
spiego a fine campionato...
Oltre ai giocatori e al pubblico,
cos'altro le torna in mente pensando a quell'annata?
Rapporti umani fortissimi e veri che mi
hanno arricchito. Vorrei citare subito Rino Saba. Il suo ricordo
ancora mi emoziona. Quando ho saputo della sua morte ho pianto tutto
il giorno. Ero sempre con lui a Roma, fu la mia guida in quella
stagione. Una persona fantastica. Di una bontà indefinita. Onesto.
Pulito. Anche Maurizio Flammini mi aiutò parecchio. Di Roma
conoscevo poco e lui mi ha aiutato, aveva anche una grande esperienza
di settori giovanili. Abbiamo anche litigato, ma sempre con spirito
costruttivo. C'erano ottimi tecnici, come Bernardini. Conobbi Calvani
in quel periodo. E' un ricordo bellissimo. Ho un grande ricordo anche
di Claudio Culini. Super. Andavamo sempre a pranzo insieme in una
paninoteca a Settebagni e poi tornavamo subito in palestra.
Un saluto ai tifosi romani di oggi e
di ieri?
Se potessi, tornerei indietro di
trent'anni per rivivere quell'annata dal primo all'ultimo secondo.
I TABELLINI DELLA FINALE
Giovedì 20/3/1986
Mobilgirgi
Caserta-Bancoroma 78-84 (33-45)
Mobilgirgi:
Lopez 14 (5/15, 0/2), Gentile 8 (3/7, 0/3), Esposito, Dell'Agnello
(0/9), Capone 12 (3/6, 2/3), Oscar 34 (4/12, 7/14), Generali 5 (0/1),
Chiusolo n.e., Ricci 5 (2/7), Palmieri. All. Tanjevic
Bancoroma:
Bastianelli n.e., Sbarra 11 (5/10), Picozzi n.e., Flowers 14 (6/11),
Rautins 20 (6/14, 1/1), Gilardi 19 (4/11, 1/4), Polesello 4 (1/8),
Solfrini 14 (4/10), Rossi 2 (1/1), Valente n.e. All. De Sisti
Arbitri: Mainini
(Fra) e Gerrard (Ing). Comissario Fiba: Popovic (Jug)
Spettatori: 8000
Incasso 90 milioni
Tiro: Mobilgirgi
26/79, Bancoroma 29/70. Tiri liberi: Mobilgirgi 18/21, Bancoroma
24/32. Tiri da tre: Mobilgirgi 9/22, Bancoroma 2/5. Rimbalzi:
Mobilgirgi 25, Bancoroma 47
Giovedì 27/3/1986
Bancoroma-Mobilgirgi
Caserta 73-72 (43-41)
Bancoroma:
Bastianelli n.e., Sbarra 17 (7/10), Picozzi n.e., Flowers 12 (5/7),
Rautins 21 (5/10, 1/3), Gilardi 15 (4/9, 2/3), Polesello 3 (0/5),
Solfrini 5 (2/6), Rossi n.e., Valente n.e. All. De Sisti
Mobilgirgi:
Lopez 16 (4/13, 2/5), Gentile 12 (5/9), Esposito n.e., Dell'Agnello
13 (6/12), Capone (0/2 da tre), Oscar 19 (5/14, 1/6), Generali 5
(1/4), Scaranzin n.e., Ricci 7 (3/5), Palmieri n.e. All. Tanjevic
Arbitri: De
Costner (Bel) e Zych (Pol). Commisario Fiba: Turner (Ing)
Spettatori:
13.600 paganti. Incasso 90 milioni
Tiro: Bancoroma
26/53, Mobilgirgi 27/71. Tiri liberi: Bancoroma 18/27, Mobilgirgi
13/18. Tiri da tre: Bancoroma 3/6, Mobilgirgi 3/13. Rimbalzi:
Bancoroma 35, Mobilgirgi 30
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