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mercoledì 1 agosto 2012

Il Bancoroma alle Olimpiadi – 2) Mike Bantom


Non era ancora quello che nell'ultimo quarto di gara7 della finale di conference s'appicò a Larry Bird e non lo fece segnare, dando la vittoria della partita e della serie ai Philadelphia 76ers. Non era ancora neanche colui che divenne una colonna della Virtus per dal 1986 al 1989. Ma era già un ottimo giocatore, Mike Bantom, nel 1972, al penultimo anno di college alla St. Joseph University. Tanto da meritarsi la convocazione per i Giochi olimpici di Monaco. Con lui ci sono, tra gli altri, Jim Brewer, Thomas McMillen, Thomas Henderson, Dwight Jones e Doug Collins.

Naturalmente gli Stati Uniti sono i grandi favoriti e in semifinale infliggono una dura lezione all'Italia, costringendola a un quasi-record negativo di punti all'attivo: solo 38, contro i 68 all'attivo. Era dal 1952 (Italia-Grecia 35-34) che la Nazionale non segnava così poco. 4 punti all'attivo per Bantom e USA in finale. Avversaria l'URSS, in piena guerra fredda.

In finale naturalmente gli americani sono strafavoriti. Da quando il basket è sport olimpico, cioè da Berlino '36, hanno disputato 63 partite con 63 vittorie. Però USA-URSS è sempre una partita che ha significati extra-sportivi. La difesa sovietica è impenetrabile, Sergey Belov indovina una grandissima partita. Gli USA sbagliano molto e al 30' il punteggio è 38-28 per l'URSS. Poi coach Hank Iba ordina un pressing a tutto campo che propizia la rimonta americana, fino al 48-49 realizzato da Forbes quando mancano 10” alla fine. A 7” dalla sirena, Collins ruba palla ad Aleksander Belov, a 3” dalla fine subisce fallo. In lunetta è freddo e gli USA sorpassano: 50-49.

A quel punto succede qualcosa che resterà per sempre nella storia dello sport. Il coach sovietico Kondrashin chiama un time-out tra un tiro libero e l'altro, cosa che secondo le regole Fiba non si può fare. Il tempo scorre e quando il cronomentro segna 19'59” il pubblico invade il campo per festeggiare la vittoria americana. Ma il segretario Fiba William Jones, che da sempre ce l'ha con gli Stati Uniti perché alle manifestazioni Fiba portano squadre di secondo piano, sospende tutto e, dopo che il campo è stato sgomberato, ordina di ripartire con 19'57” sul cronometro, accogliendo la richiesta del time-out sovietico. Si riparte con rimessa dalla linea di fondo, Edesko effettua un lancio lunghissimo, calpestando la linea di fondo. Si continua. Aleksander Belov riceve il pallone appoggiandosi su due americani, percorre tre passi e segna il 51-50 proprio sulla sirena. Dopo 18 ore di consultazioni, il ricorso americano viene respinto, con il Cio che se ne lava le mani dichiarando la propria incompetenza dato che si trattava di una questione tecnica. Per la prima volta gli USA non vincono i Giochi olimpici e non si presentano sul podio per protesta.

«Il giorno dopo pensavo che fosse accaduta la cosa peggiore del mondo. Poi ho visto altre Olimpiadi decise dai giudici e ho accettato l'idea. Ma ancora oggi sono sicuro di aver vinto quella partita». Così parlò Mike Bantom nel 1986, appena arrivato a Roma, quando gli fu chiesto dei 3 secondi che cambiarono la storia del basket. Lui c'era.

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